L’Accordo sulle misure dello Stato di approdo: perché gli acquirenti del settore ittico dovrebbero aiutare
Panoramica
Ogni anno, vengono rubate dai nostri mari illegalmente fino a 26 milioni di tonnellate di pesce. Ciò significa 1 pesce su 5 venduti al mercato. La pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata (INN) costituisce un’importante minaccia per gli oceani e provoca il depauperamento delle popolazioni ittiche già in diminuzione, minacciando le economie e la sicurezza alimentare delle comunità che dipendono dalla pesca.
Combattere la pesca INN sta diventando una priorità per gli acquirenti internazionali di prodotti ittici. Gli operatori del settore si sono accorti che questa pratica mette a repentaglio la sostenibilità dei prodotti del mare richiesti dai clienti, oltre a rubare il reddito dei pescatori con attività in regola.
I porti di sbarco sono stati tradizionalmente un punto debole nella lotta globale alla pesca INN, ma questo sta cambiando. Sostenendo controlli efficaci nei porti, l’industria del pesce può assicurare che non stia inavvertitamente contribuendo alla pesca illegale.
Come i controlli portuali aiutano a combattere la pesca INN
I pescatori INN usano una serie di tattiche e sfruttano le lacune nella legislazione nazionale e nelle procedure per immettere il loro prodotto sul mercato. I porti noti per un’applicazione troppo permissiva della legge o per le ispezioni limitate rappresentano un percorso principale attraverso cui il pescato illegale penetra la catena di approvvigionamento. Regolamenti che disciplinano quali navi possono entrare e utilizzare i porti e ispezioni appropriate al punto del primo sbarco o trasbordo di un’imbarcazione, conosciuti come controlli portuali, sono fondamentali per evitare che gli operatori illegali riescano a trasferire il loro pescato dalla barca agli scaffali.
Lo strumento principale per garantire dei controlli portuali adeguati è l’Accordo del 2009 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura (FAO) sulle misure dello Stato di approdo, teso a prevenire, scoraggiare ed eliminare la pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata, anche noto con l’acronimo PSMA (Port State Measures Agreement). L’Accordo è entrato in vigore nel giugno 2016 quando oltre 25 parti vi hanno aderito. Si tratta del primo trattato internazionale vincolante, volto a combattere la pesca INN.
Il PSMA impone ai Paesi di esercitare controlli più serrati sulle imbarcazioni battenti bandiere estere che richiedono l’accesso e l’utilizzo dei propri porti. Per poter sbarcare o trasbordare il pescato, gli operatori devono inoltrare una richiesta alle autorità nazionali competenti. Le autorità possono rifiutare l’accesso alle navi già note per attività di pesca illecite oppure decidere di ispezionarle immediatamente e vietare l’accesso ai servizi portuali.
Sostenendo controlli efficaci nei porti, l’industria del pesce può assicurare che non stia inavvertitamente contribuendo alla pesca illegale.
I risultati delle ispezioni vanno comunicati agli altri Stati e organizzazioni coinvolte al fine di agevolare la cooperazione nelle azioni di esecuzione. Tuttavia, nonostante il PSMA si riferisca in modo particolare alle imbarcazioni battenti bandiere estere, le parti aderenti dovrebbero comunque rinforzare i controlli portuali in generale, anche sulle navi nazionali. Qualora l’Accordo venga applicato, gli operatori che pescano illegalmente saranno meno incentivati a continuare le loro attività e il loro pescato non entrerà nel mercato mondiale.
Il numero di parti aderenti al PSMA continua ad aumentare, e l’accordo si sta rivelando uno strumento efficiente dal punto di vista economico per combattere la pesca illegale a livello globale. Questo è particolarmente rilevante se si considera che i metodi coercitivi convenzionali sono estremamente onerosi in termini sia di costi sia di manodopera. Gli Stati che si uniscono al trattato stanno inviando un chiaro segnale alla comunità internazionale, dimostrando di impegnarsi nella lotta alla pesca illegale e che i propri porti non sono più aperti ai prodotti ittici illeciti.
Gli Stati che si uniscono al trattato stanno inviando un chiaro segnale alla comunità internazionale, dimostrando di impegnarsi nella lotta alla pesca illegale e che i propri porti non sono più aperti ai prodotti ittici illeciti.
Come il settore può aiutare
Gli acquirenti di pesce possono prediligere i porti degli Stati aderenti al PSMA, poiché questi rappresentano un minor rischio di essere un punto d’ingresso per il pescato illecito. Inoltre, dove le catene di approvvigionamento includano Stati non ancora aderenti, gli acquirenti possono rivestire un ruolo attivo nel sostenere anche questi ad aderire al trattato.
L’attuazione di tutti i requisiti del PSMA è fondamentale nella lotta alla pesca INN. Laddove gli acquirenti esercitino la dovuta diligenza, i criteri di valutazione del rischio dovrebbero tenere conto di eventuali procedure attuate dallo Stato di approdo per individuare le navi sospette e per bloccarle, degli standard di ispezione e della capacità di effettuarli, nonché dei canali per condividere informazioni con altre agenzie regionali e internazionali.
I compratori di pesce dovrebbero inoltre considerare la possibilità di collaborare con i fornitori per migliorare l’implementazione delle misure dello Stato di approdo attraverso le seguenti attività:
- Stilare una mappatura della catena di approvvigionamento per capire i porti di sbarco e di trasbordo.
- Verificare se i porti si trovano in Stati aderenti al PSMA e, in caso contrario, spingere tali Stati all’adesione.
- Verificare se gli Stati abbiano ufficialmente designato porti di sbarco e trasbordo per le imbarcazioni battenti bandiere estere e, in caso contrario, spingere per la loro inclusione nell’elenco dei porti designati.
- Incoraggiare gli Stati aderenti a ricoprire un ruolo attivo nell’attuazione del PSMA favorendo la partecipazione a riunioni, a gruppi di lavoro e ad altre sedi internazionali e regionali, incluse quelle che affrontano le esigenze degli Stati in via di sviluppo.
- Richiedere informazioni sull’attuazione delle misure dello Stato di approdo durante le visite ai porti e utilizzare un elenco standardizzato di domande.
Il ruolo dello Stato di approdo nel contrastare la pesca illecita
- Il comandante dell’imbarcazione che richiede l’ingresso al porto è tenuto a fornire alle autorità ittiche, con sufficiente anticipo e in conformità ai requisiti dello Stato di approdo, informazioni che includono l’identità dell’imbarcazione, i dati del pescato trasportato a bordo, le autorizzazioni di pesca e trasbordo e i dettagli di eventuali trasbordi effettuati.
- Le autorità portuali decideranno quindi di autorizzare o negare l’accesso al porto, tenendo conto delle documentazioni della nave e di eventuali altre informazioni disponibili per stabilire se l’imbarcazione possa essere coinvolta nella pesca INN o in attività inerenti alla pesca a supporto della pesca INN. Laddove l’imbarcazione venga autorizzata a entrare in porto, sarà soggetta alla giurisdizione dello Stato di approdo.
- In caso di prove sufficienti che dimostrino che la nave sia stata coinvolta o abbia supportato la pesca INN, lo Stato di approdo può rifiutare l’ingresso al porto o consentirlo esclusivamente a scopo di ispezione della nave stessa e adozione di altre misure opportune. A ogni imbarcazione del genere che entra nel porto dovrà essere vietato l’utilizzo del porto a scopo di sbarco, trasbordo, imballaggio ed elaborazione di prodotti ittici nonché l’utilizzo di altri servizi portuali inclusi rifornimento di carburante e scorte, manutenzione e immissione in bacino.
- Se una nave entra nel porto e sussistono criteri ragionevoli per ritenere che sia stata coinvolta in attività di pesca INN, l’autorizzazione allo sbarco, al trasbordo del pescato e all’uso dei servizi portuali dovrà essere negata.
- L’autorizzazione allo sbarco, al trasbordo e all’uso dei servizi portuali dev’essere negata nei seguenti casi: se lo Stato di approdo rileva che l’imbarcazione non dispone di autorizzazione valida dallo Stato di bandiera o costiero per intraprendere attività di pesca o inerenti alla pesca, se lo Stato di approdo riceve evidenza che i prodotti ittici a bordo siano stati catturati contravvenendo ai requisiti dello Stato costiero o se lo Stato bandiera non conferma entro un periodo ragionevole che il pesce a bordo sia stato catturato in conformità ai requisiti delle Organizzazioni regionali per la gestione della pesca (ORGP).
- L’uso dei servizi portuali non dev’essere negato a una nave in caso di rischio per la sicurezza dell’equipaggio o dell’imbarcazione stessa o per la salute dell’equipaggio.
- Lo Stato di approdo ha la facoltà di adottare ulteriori misure, tra cui azioni in consultazione o collaborazione con lo Stato bandiera e, qualora appropriato, con Stati costieri e le ORGP.
- Lo Stato di approdo è tenuto a trasmettere i rapporti delle ispezioni e le informazioni circa le misure adottate a seguito dell’ispezione allo Stato bandiera e, qualora pertinente, ad altri Stati coinvolti, alle ORGP, alla FAO ed altre organizzazioni internazionali competenti.
Conclusioni
Gli acquirenti di prodotti ittici ricoprono un ruolo importante nel determinare l’efficacia dell’Accordo sulle misure dello Stato di approdo nell’eliminazione della pesca illegale. Sebbene urga un aumento degli Stati che ratifichino e mettano in atto l’Accordo, i compratori hanno la capacità di far crescere la consapevolezza intorno ai problemi da affrontare e spingere per un’applicazione efficace del trattato.
Collaborando attivamente con i governi e con le organizzazioni intergovernative e non governative, gli acquirenti di pesce possono contribuire alla gestione della lotta alla pesca illegale da più angolazioni. Ne hanno un forte incentivo: i consumatori sono sempre più consapevoli dell’approvvigionamento dei prodotti ittici, il che spinge i compratori ad adottare le misure necessarie per rassicurarli circa la sostenibilità dei loro prodotti.
Ponendo domande e richiedendo miglioramenti presso i porti di sbarco, gli acquirenti di pesce possono ridurre il rischio di commercializzare prodotti INN e limitare il numero di porti in cui i pescatori possono sbarcare prodotti ittici illegali.