L'economia globale dipende dal trasporto marittimo, ma ci sono rischi per l'ambiente, causati soprattutto dai pellet di plastica. Ad esempio, il famoso Mare dei Wadden tra Paesi Bassi e Danimarca (Patrimonio dell'Umanità dell'UNESCO) è la più grande distesa di fondali sabbiosi e zone umide al mondo. La sua fauna include mammiferi marini, pesci e molluschi, ed è una rotta vitale per gli uccelli migratori. Purtroppo, è stato anche il luogo della fuoriuscita del container MSC Zoe nel gennaio 2019, quando 550 milioni di pellet di plastica sono stati rilasciati nell’area di giurisdizione olandese del Mare dei Wadden.
Il disastro si è ripetuto poi in un altro prezioso ecosistema. Questa volta, nello scenografico Complexo Intermareal Umia-O Grove, al largo della costa atlantica spagnola, la nave Toconao alla fine del 2023 ha perso un container con 26 tonnellate di pellet di plastica. Il Complexo Intermareal Umia O-Grove è uno dei 2.000 siti Ramsar al mondo, ovvero una zona umida protetta. Le stime indicano che sono state recuperate solamente 4 tonnellate di pellet dall'area colpita.
Un'altra dispersione si è verificata al largo delle coste francesi all'inizio del 2023. Quella della MV Trans Carrier, sulle coste di Danimarca, Norvegia e Svezia nel 2020, aveva portato a operazioni di pulizia durate un anno, in cui sono state rimosse poco più di 4 delle 13 tonnellate di pellet disperse, lasciandone il resto nell'ambiente. Si tratta di quattro imponenti dispersioni di pellet nei mari dell'UE solo negli ultimi cinque anni.
I pellet, tra cui scaglie e polveri, sono il materiale di partenza per tutta la produzione di plastica. Vengono dispersi anche nel corso di ogni fase di produzione, dalla manipolazione e lo stoccaggio fino alla distribuzione, e soprattutto durante il trasporto via terra e via mare in tutto il mondo. Tale fenomeno, grave e purtroppo cronico, rappresenta la terza fonte di inquinamento da microplastiche in Europa, con una stima di 184.000 tonnellate di pellet che finiscono nell'ambiente ogni anno.
Il trasporto è una fase cruciale della catena di approvvigionamento dei pellet di plastica, con numerosi incidenti documentati di perdita di pellet da camion, treni e navi negli ultimi anni. Inoltre, non tutti i sacchi sono sigillati, ermetici e resistenti alle forature per evitare danneggiamenti e strappi. Nonostante questi dati la proposta originaria della Commissione europea "Prevenzione delle dispersioni di pellet di plastica'' ha omesso tutte le forme di trasporto dal suo campo di applicazione, nonostante il'UE rappresenti circa il 40% delle importazioni commerciali globali di plastica in forma primaria, la forma di base della plastica prima che i pellet vengano trasformati in prodotti finiti.
Sebbene le aziende produttrici di plastica e le associazioni di categoria abbiano avuto a disposizione oltre 30 anni per affrontare il problema, attraverso pratiche volontarie di gestione ottimale nell'ambito di un programma chiamato Operazione Clean Sweep, questa strategia ha avuto un successo limitato, soprattutto nel settore dei trasporti. È giunto il momento di includere i trasportatori tra le imprese e le organizzazioni responsabili della prevenzione delle perdite di pellet.
Poiché il trasporto marittimo rappresenta oltre due terzi del trasporto merci nell'UE e, poiché gli incidenti marittimi svolgono un ruolo significativo nella perdita di pellet di plastica, con conseguenze transfrontaliere per le persone e per l'ambiente, il trasporto marittimo deve essere incluso in qualsiasi nuova legislazione UE al riguardo. In caso contrario, si lascerà un vuoto incolmabile in quello che dovrebbe essere un quadro giuridico completo che affronta l'intera catena di approvvigionamento dei pellet di plastica. Per questo motivo Pew e il nostro partner Fauna & Flora chiedono di includere il trasporto marittimo nella proposta di regolamento UE a prevenzione delle perdite di pellet di plastica.
È necessario adottare misure preventive per ridurre al minimo il rischio di dispersioni in mare, dato che sono milioni le tonnellate di pellet di plastica che vengono trasportate via mare in tutto il mondo. Il Comitato per la protezione dell'ambiente marino (MEPC) dell'Organizzazione marittima internazionale ha sviluppato misure su base volontaria per affrontare questo problema. All'inizio del 2024, il MEPC ha approvato una circolare volontaria con tre requisiti: etichettatura chiara, protocolli di notifica per i container che trasportano pellet di plastica e linee guida rigorose per lo stivaggio, al fine di garantire che i container vengano saldamente posizionati sottocoperta o in luoghi riparati ove possibile. Questi elementi introducono complessivamente più livelli di protezione che riducono significativamente il rischio di perdita di pellet in mare.
Gli incidenti di inquinamento lasciano danni spesso non mitigabili, essendo i pellet di plastica non biodegradabili e pressoché impossibili da rimuovere; tuttavia mentre i costi che ne derivano sono ingenti, i costi delle misure preventive sono relativamente bassi. Ad esempio, l'etichettatura di un container costa circa 15 euro, mentre passare a sacchi di rivestimento certificati dalle Nazioni Unite, che trattengono in modo sicuro i pellet all'interno di un container, comporta un aumento di soli 13 euro rispetto al costo attuale dei sacchi di rivestimento standard.
Per proteggere le spiagge europee e preservare il nostro patrimonio naturale dall'inquinamento da pellet, gli Stati membri dell'UE devono recepire, nella legislazione europea sulla perdita di pellet, attualmente in fase di esame, alcune misure obbligatorie per ridurre al minimo il rischio di future dispersioni nei mari europei. L'UE ha già riconosciuto la grave minaccia che l'inquinamento da pellet rappresenta per l'ambiente marino e costiero, sostenendo l'adozione della circolare MEPC dell'IMO all'inizio di quest'anno. Occorre adesso che gli Stati membri amplino la bozza di regolamento in discussione per includere il trasporto marittimo di pellet di plastica, garantendo che tale legislazione sia all'avanguardia nel mondo sia per ambizione che per portata.
Selene Álvarez Peña è senior associate e Natacha Tullis è responsabile del progetto di prevenzione dell'inquinamento di plastica negli oceani di Pew Charitable Trusts.