Per ogni pesce selvatico che viene servito al ristorante, venduto in pescheria o in banchina, c’è 1 possibilità su 5 che sia stato pescato illegalmente. La pesca illegale e non dichiarata in tutto il mondo conta fino a 26 milioni di tonnellate metriche di pesce l’anno, per un valore massimo di 23,5 miliardi di dollari. Questo significa più di 800 chili di pesce selvatico sottratto ai mari ogni secondo. Con quasi il 90% delle riserve ittiche completamente sfruttate o sovrasfruttate, affrontare il problema della pesca INN (illegale, non dichiarata e non regolamentata) è più importante che mai.
I pescatori illeciti frodano le comunità costiere, che dipendono dalla salute della popolazione ittica, raggirano i consumatori che credono che il pesce acquistato provenga da catene di approvvigionamento legali, distorcono le valutazioni scientifiche delle riserve che si basano su dichiarazioni accurate e sabotano i pescatori legali che rispettano le regole. Le conseguenze sono di una gravità estrema e possono determinare condurre all’esaurimento delle riserve ittiche per intere generazioni.
I governi e le organizzazioni regionali per la gestione della pesca (ORGP) hanno emanato normative e implementato sistemi di monitoraggio per combattere la pesca INN, ma tali misure si sono rivelate inadeguate rispetto alla portata globale di questo problema. Per affrontare una questione estesa e complessa quanto la pesca illecita, occorre un sistema globale e completo di applicazione delle norme.
L’oceano è vasto e monitorare la pesca illecita facendo rispettare le leggi che criminalizzano questa attività resta una delle sfide più difficili da superare. Molti paesi non dispongono di risorse sufficienti per la sorveglianza in mare e a distanza, lasciando buona parte delle 200 miglia nautiche delle proprie zone economiche esclusive (ZEE) vulnerabili agli operatori illegali. Inoltre, in molti casi, mancano anche la regolamentazione, le procedure di controllo e le ispezioni presso i porti.
Nella ricerca della proteina e di aumentare i propri profitti, molti pescatori dei paesi industrializzati si spingono ben oltre le proprie coste. Gli operatori senza scrupoli alla guida di queste flotte d’alto mare si avventurano nelle ZEE di stati costieri che mancano delle pattuglie adeguate. Queste aree al di là delle acque nazionali restano ancora semplici da sfruttare, anche in presenza di normative sulla pesca imposte dalle ORGP. Solo i paesi membri di un’ORGP sono vincolati dalle relative regole, ma i vascelli registrati in paesi non membri, o battenti la loro bandiera, restano fuori dalla giurisdizione dell’ORGP. Ad esempio, se i proprietari di navi battenti bandiera di uno stato membro si rifiutano di rispettare le quote imposte da un’ORGP, essi possono far cambiare bandiera al proprio peschereccio, a uno stato non membro, ed evitare di rispettare il requisito. Infine, gli stati bandiera possono esercitare la propria autorità sulle imbarcazioni registrate presso di essi e possono scegliere di occuparsi o non occuparsi di eventuali perplessità avanzate da un’ORGP. Sfortunatamente, molti stati bandiera eludono i propri impegni. La scarsa comunicazione e l’insufficienza di informazioni condivise tra stati costieri, bandiera e di approdo e gli organismi di gestione della pesca rappresentano ulteriori limiti per l’applicazione delle norme.
In assenza di un’autorità con le risorse adeguate e il mandato di sorvegliare gli oceani mondiali, o di un sistema di identificazione e localizzazione globale e standardizzato dei vascelli, i pescatori possono operare ampiamente indisturbati. Inoltre, con gli avanzamenti tecnologici, pescherecci da traino e altre imbarcazioni precedentemente limitati dalla geografia oggi possono raggiungere anche le aree marine più remote. Le imbarcazioni sono diventate più grandi e più numerose e i metodi di cattura ancora più efficaci.
In parole povere, i pescherecci aumentano e il pesce diminuisce, mentre troppi proprietari di imbarcazioni e gli operatori che assumano, nonché i paesi che concedono loro la licenza, non rispettano le regole stabilite per assicurare la sostenibilità delle risorse ittiche. Per fermare la pesca illegale occorre uno sforzo a lungo termine su vasta scala, coordinato, persistente e in costante evoluzione.
Consapevole dei rischi in aumento per i nostri oceani e per la fauna marina vitale che ospitano, Pew Charitable Trusts ha sviluppato un programma di conservazione internazionale che punta ad assicurare la sostenibilità dell’oceano per intere generazioni. Mettere fine alla pesca illegale è una parte fondamentale di questo programma.
Il progetto di Pew sulla lotta alla pesca illecita consiste nell’operare in tutto il mondo per sviluppare un regime di applicazione delle norme sulla pesca a livello internazionale, in modo da ridurre significativamente la pesca INN. Il lavoro verte su: pesca industriale, cooperazione tra i principali soggetti coinvolti nel cambiamento e nell’attuazione delle norme, dovuta diligenza da parte degli acquirenti di pesce, e garanzia che le autorità abbiano gli strumenti necessari per reprimere questa attività. Il nostro obiettivo è realizzare un sistema globale che offra un metodo efficiente ed economicamente sostenibile per identificare, monitorare, scoraggiare e perseguire gli operatori illeciti e coloro che supportano la pesca illegale e sono i beneficiari ultimi.Tale sistema di applicazione delle norme marittime consentirebbe l’accesso a informazioni pratiche, chiare e aggiornate anche agli ufficiali con risorse più limitate. Permetterebbe a qualsiasi ufficiale di accedere ai dati necessari per stabilire se consentire o negare l’ingresso in porto a un peschereccio o, se necessario, per avviare le procedure di infrazione contro i suoi proprietari. Perché sia efficace, il sistema dovrebbe essere dinamico e flessibile, supportato dalle autorità nazionali, dovrebbe fornire ai compratori di pesce informazioni sufficienti per assicurarsi di non acquistare pesce INN ed essere sufficientemente trasparente per consentire l’identificazione semplice di coloro che aggirano la legge.
Per raggiungere tale obbiettivo occorrono:
Una lotta efficace alla pesca INN richiede flessibilità per contrastare le tattiche in costante cambiamento degli operatori illegali. Chi si impegna a mettere fine a questo problema deve essere pronto a modificare la propria strategia secondo l’evoluzione delle condizioni, tuttavia ognuna delle seguenti misure è necessaria per affrontare il problema a livello internazionale.
Imporre l’obbligo di numeri di identificazione univoci e ricetrasmittenti satellitari su tutti i pescherecci che operano nelle acque situate oltre le giurisdizioni nazionali. Questo accelererà l’identificazione e il monitoraggio delle imbarcazioni e offrirà alle autorità un mezzo concreto per individuare gli illeciti.
Fare in modo che i paesi attuino controlli sul punto di approdo in conformità al PSMA. Questo trattato internazionale, il primo ad affrontare la pesca INN, richiede che le imbarcazioni commerciali battenti bandiere estere e coinvolte in operazioni inerenti alla pesca forniscano ampio preavviso prima di raggiungere un porto e offre agli ufficiali portuali gli strumenti per negare l’accesso ai servizi portuali, o di ispezionare le navi sospettati di pesca illecita. L’accordo è determinante nella garanzia che le misure sullo stato di approdo siano rafforzate e armonizzate, e che i porti prevengano l’ingresso del pescato illecito nella catena di approvvigionamento.
Fare in modo che gli acquirenti di prodotti ittici abbiano a disposizione e comprendano le informazioni necessarie per evitare che il pesce catturato illegalmente penetri i mercati globali. Incoraggiare i venditori di prodotti ittici al dettaglio e all’ingrosso, nonché i responsabili internazionali delle fasi di lavorazione, di modificare le proprie politiche di approvvigionamento e prassi di acquisto per contribuire alla verifica della provenienza e garantire la legalità dei prodotti. La tecnologia è un componente essenziale che consente ai compratori di controllare le proprie catene di approvvigionamento.
Sviluppare uno strumento per valutare l’adozione e l’attuazione da parte degli stati bandiera dei più importanti strumenti internazionali atti a eliminare la pesca INN. Questo garantirà alle nazioni e alle catene di approvvigionamento informazioni preziose sulle aree da migliorare e sugli stati che eludono le proprie responsabilità.
Creare un modello replicabile a livello globale per migliorare le misure di applicazione delle norme sulla pesca. Con il supporto di Pew, i paesi dell’Africa Orientale hanno dato vita al FISH-i Africa, un’iniziativa volta a migliorare la condivisione delle informazioni, la formazione e l’applicazione delle leggi. Questa partnership ha determinato il diniego degli sbarchi di pescato presso più porti e la valutazione di milioni di dollari di sanzioni. Con il successo di questo progetto, Pew sta lavorando per estendere il concetto ad altre aree geografiche e stati bandiera con flotte d’altura operanti nelle acque degli stati membri del FISH-i Africa.
Sviluppare piattaforme tecnologiche avanzate che abbinino set e fonti di dati, tra cui dati di telerilevamento satellitare con algoritmi di apprendimento automatico esaminati da esperti analisti in ambito ittico. Rendendo tali piattaforme disponibili a tutti i paesi e alle catene di approvvigionamento si riuscirà a migliorare l’identificazione, il monitoraggio, l’applicazione delle leggi e la lotta alla pesca INN.
Comprendere l’impatto del trasbordo, soprattutto quando avviene in mare, e le sue relazioni con la pesca illecita. Sviluppare quindi buone prassi per verificare che il trasbordo non consenta al pescato illecito di sbarcare sfruttando catene di approvvigionamento legittime.
Il trasbordo è una prassi comune nel settore ittico e riguarda il trasferimento del pescato da un peschereccio a una nave frigorifera che possa trasportarlo a un porto distante. Questo tipo di transazioni, che possono verificarsi in porto o in mare, non sono soggette agli stessi livelli di controllo imposti ai pescherecci che scaricano il pescato a terra. Si tratta quindi di un anello debole della catena di approvvigionamento che potrebbe compromettere il monitoraggio accurato e la regolamentazione del trasporto del pesce dalla cattura al porto.
INN Identificare fonti di dati e una metodologia per stabilire dei parametri di riferimento per la pesca INN, e valutazioni regolari su scala globale o regionale.
Gli strumenti di controllo per combattere la pesca INN sono disponibili e vengono costantemente migliorati. Ma è fondamentale che essi siano supportati da leggi e politiche adeguate a livello nazionale, regionale e internazionale. Occorre che le autorità restino agili e che vengano sviluppate strategie per rendere il settore della pesca sostenibile e responsabile a livello globale.
La guardia costiera sudcoreana ha accusato due imbarcazioni cinesi di pesca illegale nelle acque sudcoreane. Non erano visibili numeri IMO su entrambe le navi.
© Yonhap/EPA/ReduxL’identificazione dei vascelli rappresenta un modo semplice ed efficace per migliorare la trasparenza nella pesca industriale. Ogni imbarcazione di 12 metri o più, autorizzata a operare fuori dalle acque soggette a giurisdizione nazionale dovrebbe essere obbligata ad avere un numero identificativo univoco e un sistema di monitoraggio globale. Questi aiutano a evitare che le imbarcazioni sospettate di pesca illegale eludano i sistemi di rilevamento cambiando identità o sparendo dal radar.
Lo schema di numerazione delle imbarcazioni dell’Organizzazione marittima internazionale, o numero IMO, è lo standard migliore per numeri identificativi univoci. Il numero viene assegnato all’imbarcazione durante la costruzione e vi resta fine allo smaltimento. I numeri IMO possono essere emessi per i vascelli idonei anche dopo la costruzione. Tali identificativi, che funzionano come i numeri di telaio delle automobili, sono obbligatori per imbarcazioni di trasporto merci e passeggeri di determinate dimensioni. Tuttavia, non esiste un obbligo mondiale che imponga i numeri IMO anche ai pescherecci.
Un altro modo per monitorare i pescherecci è l’uso di sistemi di controllo dei pescherecci (VMS) o il sistema di identificazione automatica (AIS), due tecnologie di monitoraggio internazionali. Il VMS è un sistema sicuro, spesso richiesto dagli stati membri e dalle ORGP per monitorare i pescherecci, mentre l’AIS è disponibile in commercio sia alle autorità di gestione sia al pubblico in generale. Il sistema rileva la posizione dalle navi soggette alla Convenzione internazionale per la salvaguardia della vita umana in mare, ed è obbligatorio per le imbarcazioni oceaniche che superano le 300 tonnellate lorde. Nonostante i pescherecci siano esenti, molti stati bandiera scelgono di imporre l’AIS per le proprie flotte e come mezzo secondario di monitoraggio.
L’obbligatorietà di numeri IMO e di sistemi di monitoraggio globali permetterebbe alle autorità e ai responsabili della pesca di monitorare l’attività delle imbarcazioni in mare e nel porto, aiuterebbe gli stati bandiera a gestire accuratamente i vascelli sotto la propria autorità, consentirebbe alle autorità nazionali di controllare le proprie acque più efficacemente, aumenterebbe la chiarezza e la coerenza dei dati delle ORGP e metterebbe le autorità competenti in condizioni di accettare solo pesce catturato legalmente. Inoltre, i numeri identificativi e i sistemi di monitoraggio globali consentirebbero l’attuazione di standard più forti per le catene di approvvigionamento nel settore ittico, in un momento in cui la domanda di trasparenza e responsabilità nei beni di consumo non è mai stata così pressante.
Uno dei modi in cui Pew lavora per raggiungere questo obiettivo è il supporto per gli emendamenti al L’Accordo di Citta del Capo un trattato dell’IMO che definisce standard per la progettazione, la costruzione e le attrezzature (incluse quelle di sicurezza) dei pescherecci dai 24 metri in su che operano in alto mare. Definisce inoltre normative per la protezione dell’equipaggio e degli osservatori a bordo, nonché ispezioni portuali coerenti per le amministrazioni marittime, del lavoro e della pesca.
Tuttavia, il trattato non è ancora entrato in vigore e non può pertanto essere emendato. Questo avverrà solo una volta che 22 stati con un totale di 3.600 pescherecci idonei ne diventano parti contraenti.
I porti di approdo con un’applicazione troppo permissiva della legge o le ispezioni limitate, sono da sempre un punto debole della lotta alla pesca INN, ma la situazione sembra giunta a un punto di svolta. Con l’adozione del PSMA presso la Conferenza delle Parti della FAO delle Nazioni Unite nel novembre del 2009, e l’entrata in vigore nel giugno del 2016, le Parti si sono impegnate a esercitare maggiori controlli portuali sulle imbarcazioni commerciali battenti bandiere estere. Il PSMA promuove la pesca sostenibile imponendo agli equipaggi di operare in modo legittimo per ottenere l’accesso ai servizi portuali e, di conseguenza, contribuisce a tenere il pescato INN fuori dai mercati mondiali. Sostiene inoltre una gestione e un’esecuzione più efficiente ed economica della pesca, migliora la trasparenza e la condivisione delle informazioni tra le autorità e aiuta gli stati a migliorare il monitoraggio e la lotta alla pesca INN.
Con questo impegno sopraggiunge la necessità critica di attuare le misure. Pew aiuta le parti a conformarsi alle disposizioni del trattato, partendo dall’identificazione dei porti in cui il PSMA avrebbe l’impatto maggiore. Le parti collaborano tra loro e con le organizzazioni internazionali governative e non governative (ONG) per colmare le lacune legali, istituzionali e operative che impediscono al trattato di essere applicato nella sua interezza. Questo include l’allineamento della legislazione nazionale alle disposizione del PSMA e la costituzione di meccanismi istituzionali che consentano il seguito e le sanzioni in caso di rilevamento di pesca illegale. Include inoltre l’agevolazione di controlli portuali congiunti, creazione di standard di ispezione, formazione degli ispettori e scambio internazionale, locale e bilaterale delle informazioni.
La portata del trasbordo e la sua relazione con la pesca illegale non sono aspetti completamente compresi e pertanto non accuratamente quantificati. Per questo motivo, Pew sta lavorando per raccogliere e analizzare dati al fine di individuare le tendenze comuni che determinano le prassi. Pew sta inoltre esaminando la rete di fornitori, operatori, responsabili delle fasi di lavorazione, distributori, commercianti ed enti governativi coinvolti in tutte le fasi del trasbordo. I risultati aiuteranno a comprendere meglio il ruolo del trasbordo nelle operazioni di pesca INN e a gettare le basi per raccomandazioni utili a migliorare il monitoraggio e la verifica di vascelli e catture al fine di scoraggiare questa attività illecita.
In base ai dati rilevati, Pew svilupperà migliori prassi per assicurare che i trasbordi avvengano secondo la legge e che siano verificabili.
Lo stato bandiera dell’imbarcazione corrisponde allo stato in cui è stata registrata. Di conseguenza, gli stati bandiera sono responsabili dell’attività amministrativa, tecnica e sociale dei propri pescherecci. Tuttavia, è da sempre complicato stabilire il livello di conformità degli stati bandiera alle regole e alle normative che hanno concordato.
Per affrontare questa sfida, Pew intende sviluppare uno strumento di valutazione delle prestazioni degli stati bandiera che serva ad analizzare la conformità degli stati alle norme e alle leggi internazionali in materia di pesca INN, soprattutto quelle relative ai pescherecci battenti la loro bandiera e all’applicazione delle misure di conservazione e gestione delle riserve ittiche. Tale strumento verrebbe reso disponibile agli stati bandiera, costieri e di commercializzazione, alle ORGP, al settore ittico in generale, ai responsabili dei controlli e delle valutazioni e ad altri soggetti per consentire la valutazione e il controllo completo di specifici stati bandiera regolarmente e su base continuativa.
Non esistono metodi ripetibili per determinare la portata reale dell’impatto della pesca INN a livello internazionale, il che complica l’identificazione delle priorità di applicazione e la valutazione dell’efficacia delle misure attuali. Una metodologia comune per misurare la pesca INN a livello globale e regionale rappresenterebbe un contributo fondamentale per l’obiettivo di Pew di creare un sistema sostenibile per porre fine alla pesca illegale. Renderebbe possibile la creazione di un sistema credibile per monitorare l’evoluzione delle attività di pesca INN, inclusa la sua crescita o declino globale o in determinate aree. La metrica offrirebbe inoltre un importante strumento a servizio della più ampia comunità ittica per misurare l’entità della pesca illegale.
Pew sta lavorando per identificare fonti di dati affidabili e accessibili e per individuare il modo più appropriato per utilizzarli al fine di creare dei paramentri di riferimento che riflettono l’impatto attuale della pesca INN a livello globale. Il consenso tra parti credibili sul quadro della situazione attuale permetterebbe agli enti internazionali come la FAO e l’Interpol, le singole nazioni, i rivenditori e l’industria di prodotti ittici, nonché a Pew e ad altre ONG, di monitorare e valutare lo stato di avanzamento della lotta a questa attività.
I prodotti ittici, di origine selvatica o di allevamento, rappresentano una delle materie prime alimentari più preziose del mondo e generano un fatturato globale di quasi 150 miliardi di dollari2 ogni anno, con un aumento dell’8% annuo dal 1976.
Secondo uno studio recente3 condotto dallo Stockholm Resilience Centre, si stima che fino al 40% delle transazioni che coinvolgono le riserve di prodotti ittici più grandi e preziose sia controllato solo da 13 corporazioni; risulta quindi evidente che la riduzione delle catture illegali all’interno della catena di approvvigionamento potrebbe generare significative riduzioni della pesca INN. In definitiva, se il mercato rifiuta il pesce catturato illegalmente, i criminali non potranno venderne. E questo li costringerà a pescare legalmente o a interrompere le attività.
Pew collabora con le aziende di prodotti ittici per evitare che il pesce catturato illegalmente penetri la catena di approvvigionamento. Coinvolgendo rivenditori, responsabili delle fasi di lavorazione del pesce e il settore dei servizi alimentari, speriamo di raggiungere il consenso tra tutti i soggetti coinvolti circa le misure necessarie per tenere lontani i prodotti illegali dal commercio.
Storicamente, la conservazione delle riserve ittiche e le iniziative esecutive correlate sono sempre state condotte principalmente dalle agenzie direttamente responsabili di tali attività. Tali enti non dispongono di fondi, personale e risorse sufficienti allo scopo. Nonostante diversi decenni di sforzi e la creazione di strumenti globali e regionali a supporto del monitoraggio, del controllo e della sorveglianza, la pesca illegale continua su scala mondiale. Questo riflette da un lato un supporto politico e finanziario limitato in molti paesi che non riescono a contrastare il problema e dall’altro l’assenza di un coordinamento ufficiale tra le agenzie.
La pesca INN non è l’unica attività che ha prosperato nel dimenticatoio. Molte fonti, tra cui uno studio commissionato da Pew e condotto dal Royal United Services Institute di Londra, il più antico gruppo di esperti del mondo riguardo la difesa, rilevano che, oltre a compromettere la gestione della pesca, la pesca INN è un rischio per la sicurezza.4 Secondo Ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, la pesca illegale è collegata a molte altre attività illecite, tra cui la tratta di esseri umani (come il lavoro forzato sui pescherecci) e il contrabbando di armi e droghe.5
Per affrontare questo problema, le isole e le nazioni costiere dovrebbero considerare la protezione delle riserve ittiche al pari di altri interessi nazionali strategici. Questo contribuirebbe ad aumentare il supporto di ulteriori risorse operative spingendo le agenzie a collaborare tra loro per soddisfare gli obblighi internazionali rispetto alla pesca (come PSMA, numerazione IMO, misure di conservazione e gestione delle ORGP) agendo dunque più responsabilmente in qualità di stato bandiera.
I nostri sforzi per porre fine alla pesca illegale continueranno a concentrarsi sull’aiuto alle nazioni finalizzato a migliorare i loro sistemi di monitoraggio, controllo e sorveglianza. Auspichiamo una maggiore collaborazione e una condivisione più efficiente delle informazioni tra funzionari del governo e autorità responsabili del rispetto delle norme marittime, in particolare le guardie costiere e le marine che operano sulle isole e negli stati costieri dove la pesca illegale si pensa sia più concentrata.
La pesca illegale è un problema in tutti i mari, ma affligge in modo particolare gli stati costieri con risorse o capacità di risposta più limitate. Tali paesi necessitano di un modello di esecuzione che permetta loro di agire efficacemente senza dover sostenere costi eccessivi a lungo termine. FISH-i Africa è il modello giusto. È stato sperimentato in condizioni reali ed è stato concepito in modo da poter essere replicato in altre aree con condizioni analoghe. Partita nel dicembre del 2012, FISH-i Africa è una partnership supportata da Pew tra otto nazioni africane (Comore, Kenya, Madagascar, Mauritius, Mozambico, Seychelles, Somalia e Tanzania) per condividere le informazioni e coordinare le risposte in caso di sospetto di pesca illegale nelle rispettive acque.
L’Oceano Indiano occidentale è uno dei luoghi più critici per la pesca INN e i governi locali, le organizzazioni di pesca e le ONG hanno dimostrato un forte impegno per affrontare il problema. A poche settimane dal lancio, FISH-i Africa ha prodotto risultati tangibili. Diversi paesi partner hanno condiviso informazioni che hanno condotto al diniego delle licenze di pesca e dell’ingresso nei porti al Premier, un peschereccio di tonno di proprietà sudcoreana fortemente sospettato di pescare illegalmente lungo le coste africane degli oceani Indiano e Atlantico.
Gli esperti forniscono statistiche accurate circa l’attività e la localizzazione delle imbarcazioni ai settori pubblici e privati.
© The Pew Charitable TrustsCon l’avanzare del progetto, Pew si impegnerà insieme ai paesi partner per aumentare il coinvolgimento ad alto livello, migliorare la condivisione dei dati e la formazione delle forze dell’ordine, e fornire strumenti tecnici, inclusi database dei vascelli e software di monitoraggio, in modo da ottenere un quadro più preciso della pesca illegale. Pew lavorerà anche per replicare il successo del modello FISH-i Africa in altre aree del mondo.
In passato, gli sforzi per ridurre la pesca illegale di basavano principalmente sull’attività di velivoli e le navi pattuglia. Tuttavia, questi strumenti si sono spesso rivelati proibitivamente costosi anche per le nazioni più ricche, e l’oceano è troppo grande perché le misure repressive e la sorveglianza esclusivamente possano essere realmente efficaci. Nel 2015, Pew ha stretto una partnership con l’azienda britannica Satellite Applications Catapult per lanciare lo strumento Oversea Ocean Monitor. Questa piattaforma all’avanguardia incrocia dati di monitoraggio e immagini satellitari con i database delle imbarcazioni da pesca e i dati oceanografici per aiutare le autorità a monitorare, rilevare e reagire alle attività di pesca illecita negli oceani.
La piattaforma viene continuamente arricchita con nuovi algoritmi di pesca e integrata con nuove fonti di dati e altre tecnologie emergenti per rispondere alle esigenze in costante evoluzione. Gli analisti di pesca all’origine di Oversea Ocean Monitor continueranno a fornire analisi di esperti e diffusione di dati circa l’attività delle imbarcazioni ai settori pubblici e privati. Gli enti governativi possono utilizzare la piattaforma per monitorare efficacemente le aree marine protette e altri siti e riserve, mentre le aziende ittiche possono servirsene per verificare la legalità dei prodotti acquistati. L’uso del sistema per monitorare le Isole Pitcairn è stato fondamentale nella decisione del governo del Regno Unito di designare le isole come riserva marina interamente protetta, la seconda area marina protetta più grande del mondo.
La pesca illegale mette a repentaglio la sostenibilità delle riserve ittiche mondiali e danneggia le economie di molti paesi costieri. Le partnership che Pew ha costruito nei suoi tanti anni di impegno nella conservazione degli oceani le offrono una posizione vantaggiosa per collaborare attivamente con i governi e le ONG per porre fine a questa attività criminale.