Al giorno d’oggi, nel negoziare i contingenti di cattura per il tonno pinna blu nell’Atlantico e nel Pacifico, i Paesi in cui si pratica la pesca presumono generalmente che maggiori quantità siano sinonimo di benefici per il settore. Tuttavia, una nuova ricerca sottolinea alcuni fattori, già ben noti ai produttori di altri generi come mais e olio: l’aumento dell’offerta globale può comportare una riduzione del fatturato.1 In questo caso, i pescatori del prezioso tonno pinna blu guadagnerebbero meno nonostante la maggiore produzione.
Il surplus di offerta si ripercuote anche sui pescatori di specie simili, come il tonno pinna blu dei mari del sud o il tonno obeso. Mentre, questo novembre, la Commissione Internazionale per la Conservazione dei Tunnidi Atlantici (ICCAT) sarà impegnata a definire i contingenti di cattura di tonno pinna blu nell’Atlantico, una nuova ricerca finanziata da The Pew Charitable Trusts e da The Ocean Foundation dimostra che la stabilizzazione di contingenti a ribasso per il pinna blu orientale produce, nella maggior parte di casi, risultati migliori per il settore e per l’indotto, rispetto all’immissione di quantitativi smisurati di prodotto sul mercato.
A livello globale, gli sbarchi di tonno pinna blu sono stati negli anni tutt’altro che stabili; la cattura di tre specie di pinna blu (meridionale, atlantico e pacifico) ha raggiunto un picco nel 1961 con 143.000 tonnellate metriche (mt) all’anno per poi crollare più del 65% fino al 1990. La crescita dell’allevamento di tonno nel Mar Mediterraneo ha determinato l’aumento degli sbarchi per la specie orientale del pesce atlantico, invertendo la tendenza nella cattura complessiva entro la metà degli anni ’90.2
Ma la riserva di pinna blu nel Mediterraneo e nell’Atlantico orientale non era sufficiente per sostenere una simile pressione e ben presto si sono configurati scenari di sfruttamento eccessivo della pesca. Fino al 2010 non c’è stato alcun allineamento scientifico dei contingenti di cattura con la riserva, cambiamento che ha riportato gli sbarchi totali di tonno pinna blu nuovamente ai livelli del 1990. Ma con i primi segni di ripresa della specie pinna blu orientale, i contingenti di cattura sono stati aumentati di circa il 20% annuo tra il 2014 e il 2017 (ovvero un aumento del 75% negli ultimi tre anni). Con l’aumento recente dell’offerta di mercato, i prezzi del tonno pinna blu sono crollati. (Figura 1)
Oggi, l’aumento delle riserve orientali di pinna blu ha spinto il settore a spingere per aumentare i contingenti orientali fino a 36.000 mt,3 un aumento ulteriore del 52% rispetto al limite attuale, con l’incognita delle conseguenze che ciò potrà avere sui prezzi in futuro.
La ricerca, condotta da Chin-Hwa Jenny Sun presso il Gulf of Maine Research Institute, Fu-Sung Chiang presso la National Taiwan Ocean University e Dale Squires presso la University of California, San Diego, si propone di rispondere a tre domande: Qual è stato l’impatto della recente impennata nella cattura di tonno pinna blu nei mari orientali sul prezzo del pinna blu atlantico e delle sue alternative?4 Aumentare ulteriormente i contingenti orientali sarebbe utile per il settore della pesca? Chi vince e chi perde in caso di aumento dell’offerta?
I ricercatori hanno analizzato gli effetti dell’evoluzione dell’offerta globale di tonno pinna blu in base ai prezzi di cinque prodotti che predominano sul mercato: tonno pinna blu fresco dell’Atlantico e del Pacifico catturato da pescherecci giapponesi, tonno pinna blu fresco dell’Atlantico e del Pacifico importato in Giappone, tonno pinna blu surgelato dell’Atlantico e del Pacifico importato in Giappone, tonno pinna blu meridionale fresco e surgelato e tonno obeso fresco.
Hanno quindi previsto se gli aumenti dell’offerta globale di tali prodotti determinerebbe risultati positivi o negativi per i pescatori.5 Poiché il prezzo globale del tonno è definito essenzialmente dal mercato Giapponese,6 la ricerca ha impiegato come base di partenza per i prezzi all’asta del Tsukiji, principale mercato nazionale del pesce.
Infine, gli autori hanno notato che questi prodotti sono simili tra loro e venduti come alternative nel mercato giapponese, il che indica che il modello deve considerare l’impatto sul prezzo dell’evoluzione dell’offerta aggregata di tutti i prodotti. L’analisi dell’offerta di una sola specie o prodotto isolato condurrebbe a una sottostima dell’impatto sui prezzi di ciascun prodotto.
L’analisi rivela che, in presenza di fattori costanti, il prezzo del tonno pinna blu e del tonno obeso crolla proporzionalmente all’aumento dell’offerta aggregata e che i cali del prezzo variano a seconda dell’origine o della specie di tonno. Per tre dei cinque prodotti esaminati, i prezzi tendono a scendere più rapidamente rispetto all’aumento dell’offerta aggregata, indice di un calo nel fatturato dei pescatori che forniscono tali prodotti, nonostante l’aumento degli sbarchi. (Tabella 1) Il problema risulta ancor più evidente per i pescatori di tonno pinna blu dell’Atlantico occidentale, i cui contingenti restano stabili mentre quelli dei colleghi orientali sono aumentati del 20% nel 2016 e nel 2017, e per i pescatori nel Pacifico, i cui contingenti sono stati ridotti mentre aumentavano quelli di tonno orientale.
I due settori che presumibilmente non subiranno alcun impatto negativo, nonostante l’aumento dell’offerta aggregata, sono il mercato del pesce surgelato dell’Atlantico e quello del pesce fresco e surgelato meridionale. Ciononostante, una serie di fattori potrebbe ridurre la capacità dei singoli pescatori di beneficiare da tale circostanza, a meno che non siano soggetti a quote personalizzate, senza la possibilità, per chi vende i prodotti ricavati dal proprio pescato, di aumentare i volumi di cattura, nonostante l’aumento dei contingenti nel proprio settore. Inoltre, se i contingenti sono stabili, come lo sono stati per il pinna blu meridionale nel 2016 e nel 2017, i pescatori potrebbero dover abbassare i prezzi perché avrebbero poco margine per aumentare i singoli volumi di cattura mentre aumenta l’offerta aggregata altrove.
I ricercatori hanno quindi utilizzato i dati rilevati per analizzare l’impatto sui prezzi dell’elevato aumento dell’offerta di pinna blu dell’Atlantico orientale e del Mediterraneo verificatosi tra il 2014 e il 2017. Hanno quindi previsto l’impatto di un eventuale aumento dei contingenti orientali a 30.000 o 40.000 mt nel successivo ciclo di gestione (tre anni, fino al 2020). (Tabella 2)
I pescatori di tonno obeso fresco sarebbero quelli maggiormente colpiti entro il 2020, poiché l’aumento dei contingenti fino a questi livelli potrebbe determinare un crollo significativo dei prezzi di oltre il 65%. Tuttavia, per varie specie e prodotti, l’aumento degli sbarchi di pinna blu orientale a 40.000 mt potrebbe risultare in cali dei prezzi di almeno il 50% fino al 2020.
Questa ricerca dimostra che l’aumento dei contingenti di tonno pinna blu orientale non è negli interessi economici della maggior parte dei pescatori di questa specie e che danneggerebbe il mercato del pinna blu e del tonno obeso in tutto il mondo. La stabilizzazione dei volumi di cattura del pinna blu non è solo più vantaggiosa per i pescatori, ma rappresenta anche un approccio meno rischioso in termini di gestione di questa specie di tonno.